First past the post
Cuffie in testa, Baptism (by LK) a tutto volume, rieccoci a scrivere due righe sul blog.
Intanto parliamo del titolo: fa parte dello slang mediatico anglofono, ma non dico di più, dopotutto c'è Wikipedia che fa rimanere a bocca aperta se si cerca una qualsiasi cosa (l'importante è conoscere un po' di inglese). Diciamo che suona come un "chi vince prende tutto".
Quello che vorrei fare oggi è parlare della mia situazione attuale. Come si fa nei blog veri insomma.
Beh le lezioni sono cominciate a pieno regime (solo Teologia2 comincia sabato prossimo - tanto non ci va nessuno uguale), il 20 ho la scadenza per consegnare qualche articolo (per ora siamo a quota 3), il 21 comincia Smau (dovrò essere a Milano fino al 25 credo), il 27 la rivista va in stampa ed il 30 vorrei finalmente mettere le chiappe sulla moto e farmi un bel viaggetto tirando le marce tra una curva e l'altra, tra quelle sparse in giro per l'Italia.
In questi momenti (ho appena chiuso Word), con "where are we runnin'" nelle orecchie, mi chiedo per chi faccio tutto questo. La differenza tra quello che si "deve scrivere" - cioè gli articoli - e quello che si "vuole scrivere" - potenzialmente un blog - dovrebbe essere zero per avere la massima soddisfazione personale. Almeno secondo i miei canoni professionali.
Eh sì, non so il perché, ma non lavoro per soldi. E neanche per la gloria. Non so perché.
Sì, fanno comodo quei tot euro a fine mese sul conto (ci pago anche la rata della moto!), ma non sono di quelle persone che si misurano a cedolino...
Eppure faccio le 2 di notte a lavorare, scrivendo fiumi di parole e fondendo i database di Google acquisendo informazioni, definizioni, cifre, prezzi, caratteristiche e quant'altro, per la gioia di chi poi, chiappe sulla tavoletta la mattina alle sette, saprà dell'ultimo ritrovato ipertecnologico per il pc.
Diciamo che lo faccio perché mi diverto.
Poi la mattina casco dal letto, salto sull'autobus, e quadernino alla mano sgomito con matricole che magari hanno passato la sera prima al pub con gli amici.
Eppure con loro mi ci trovo bene, alla fine sono un ottimo camaleonte sociale (merito dei trascorsi come pr in discoteca) e - vestiti pischelli addosso - sparo cazzate sull'ultima trasmissione stupida che c'è in tv o prendo per il culo il malcapitato tizio che si presenta a lezione vestito in modo quantomeno improbabile.
Una situazione paradossale quindi: una professione di giornalista che spinge sulla porta tenuta chiusa dalla mia occupazione universitaria (presa quando stavo per cominciare a lavorare seriamente), serate alcoliche con pischelli appena usciti dal liceo, nottate passate a lavorare e pomeriggi passati tra le braccia della mia donna (letteralmente, quando sto con lei stacco il cervello), sempre quando non finisco la lezione alle 19.
Aggiungo un'università cattolica da 4500 euro l'anno, un hobby davvero folle (sono editor e manager di questa parte di sito), una passione senza freni per tutto quello che ha due ruote, un piede destro pesantissimo quando sono al volante e la voglia di divertirmi, senza esagerare.
Chissà se un giorno, panzetta e pochi capelli in testa, rileggerò queste parole con una ben poco sottile vena di nostalgia, magari con qualche rimpianto e tanti problemi per arrivare a fine mese.
Spero solo di non alzarmi una mattina e scoprire che la mia serenità d'animo, il mio granitico equilibrio, il mio sano "sticazzismo", non siano frutto di una massiccia dose di egoismo ed egocentrismo che la vita quotidiana cerca in tutti i modi di propinarmi ogni giorno.
Film della settimana: "Equilibrium". Merita davvero.
Intanto parliamo del titolo: fa parte dello slang mediatico anglofono, ma non dico di più, dopotutto c'è Wikipedia che fa rimanere a bocca aperta se si cerca una qualsiasi cosa (l'importante è conoscere un po' di inglese). Diciamo che suona come un "chi vince prende tutto".
Quello che vorrei fare oggi è parlare della mia situazione attuale. Come si fa nei blog veri insomma.
Beh le lezioni sono cominciate a pieno regime (solo Teologia2 comincia sabato prossimo - tanto non ci va nessuno uguale), il 20 ho la scadenza per consegnare qualche articolo (per ora siamo a quota 3), il 21 comincia Smau (dovrò essere a Milano fino al 25 credo), il 27 la rivista va in stampa ed il 30 vorrei finalmente mettere le chiappe sulla moto e farmi un bel viaggetto tirando le marce tra una curva e l'altra, tra quelle sparse in giro per l'Italia.
In questi momenti (ho appena chiuso Word), con "where are we runnin'" nelle orecchie, mi chiedo per chi faccio tutto questo. La differenza tra quello che si "deve scrivere" - cioè gli articoli - e quello che si "vuole scrivere" - potenzialmente un blog - dovrebbe essere zero per avere la massima soddisfazione personale. Almeno secondo i miei canoni professionali.
Eh sì, non so il perché, ma non lavoro per soldi. E neanche per la gloria. Non so perché.
Sì, fanno comodo quei tot euro a fine mese sul conto (ci pago anche la rata della moto!), ma non sono di quelle persone che si misurano a cedolino...
Eppure faccio le 2 di notte a lavorare, scrivendo fiumi di parole e fondendo i database di Google acquisendo informazioni, definizioni, cifre, prezzi, caratteristiche e quant'altro, per la gioia di chi poi, chiappe sulla tavoletta la mattina alle sette, saprà dell'ultimo ritrovato ipertecnologico per il pc.
Diciamo che lo faccio perché mi diverto.
Poi la mattina casco dal letto, salto sull'autobus, e quadernino alla mano sgomito con matricole che magari hanno passato la sera prima al pub con gli amici.
Eppure con loro mi ci trovo bene, alla fine sono un ottimo camaleonte sociale (merito dei trascorsi come pr in discoteca) e - vestiti pischelli addosso - sparo cazzate sull'ultima trasmissione stupida che c'è in tv o prendo per il culo il malcapitato tizio che si presenta a lezione vestito in modo quantomeno improbabile.
Una situazione paradossale quindi: una professione di giornalista che spinge sulla porta tenuta chiusa dalla mia occupazione universitaria (presa quando stavo per cominciare a lavorare seriamente), serate alcoliche con pischelli appena usciti dal liceo, nottate passate a lavorare e pomeriggi passati tra le braccia della mia donna (letteralmente, quando sto con lei stacco il cervello), sempre quando non finisco la lezione alle 19.
Aggiungo un'università cattolica da 4500 euro l'anno, un hobby davvero folle (sono editor e manager di questa parte di sito), una passione senza freni per tutto quello che ha due ruote, un piede destro pesantissimo quando sono al volante e la voglia di divertirmi, senza esagerare.
Chissà se un giorno, panzetta e pochi capelli in testa, rileggerò queste parole con una ben poco sottile vena di nostalgia, magari con qualche rimpianto e tanti problemi per arrivare a fine mese.
Spero solo di non alzarmi una mattina e scoprire che la mia serenità d'animo, il mio granitico equilibrio, il mio sano "sticazzismo", non siano frutto di una massiccia dose di egoismo ed egocentrismo che la vita quotidiana cerca in tutti i modi di propinarmi ogni giorno.
Film della settimana: "Equilibrium". Merita davvero.
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