I misteri dell'intrattenimento digitale
Parola usata dagli addetti del Mibtel oltre che dai soliti imperterriti traduttori (quelli che hanno messo nei nostri pc dischi fissi, schede sonore e memorie volatili - come se il computer fosse un'uccelliera), il Digital Entertainment era, poco piu' di venticinque anni fa, qualcosa di pressoché inesistente. Sì c'era Pango, con il quadratino (pardon pallina) che doveva rimbalzare tra due lineette (pardon racchette) che simulavano un incontro su uno spartanissimo campo da tennis.
Oggi la realtà è ben diversa: Sony e Microsoft si stanno contendendo il mercato consolle facendo a pezzi i mostri sacri del passato (Sega già ha mollato, Nintendo tiene duro ma non troppo, Atari è finita a Chi l'ha Visto), mentre nel mondo Windows i computer più potenti e costosi, al giorno d'oggi, sono proprio quelli che fanno girare i giochi al massimo dettaglio possibile.
L'età dell'oro (quella di dieci anni fa, se non più) è finita: i giochi che escono sono tutti "per le masse", semplici da giocare (mai più mesi e mesi a riprovare lo stesso livello), veloci da finire e più colorati possibile. Come tutto, anche nei videogiochi insomma si è arrivati alla massificazione dei contenuti. Un divertente esperimento potrebbe essere estrarre dall'armadio la nostra vecchia consolle e, messa la prima cartuccia funzionante ripescata da chissà quale cassetto, provare a giocarci forti dell'esperienza videoludica degli ultimi due lustri.
Beh sono ancora difficilissimi e veramente divertenti.
Ma in realtà non voglio parlare di questo.
Giusto oggi ho trovato finalmente il tempo di finire Doom3, il terzo episodio di una saga cominciata davvero tanto tempo fa (andavo alle medie quando ho finito il primo), e che ha segnato la storia dei pc come macchine da intrattenimento.
L'atmosfera non è minimamente degna del primo e, sempre per colpa della massificazione, dopo un po' ci si prende la mano e si fanno secche orde ed orde di diabolici mostri che spuntano da tutti gli angoli. Se il primo Doom (specialmente per l'interfaccia all'epoca innovativa, per cui difficile da sfruttare) faceva veramente cac@re sotto, questo ognitanto qualche salto sulla sedia ce la fa fare, a tutto vantaggio dell'immersione e dell'atmosfera.
Proprio parlando di atmosfera, sono incappato in qualcosa di assolutamente paradossale: un gioco per la Playstation2 (si chiama Rez) che non ha mai brillato per le vendite, è stato messo in commercio in Giappone con un piccolo "rumble pack", cioé un mini-vibratore da apporre su qualsiasi superficie per farla vibrare al ritmo della musica del gioco.
Ebbene, il gioco è andato a ruba (senza appendice faceva la polvere) e - addio pregiudizi maschili - praticamente tutte le copie sono finite in mano a videogiocatrici incallite di PS2.
Incredibile? Basta aprire questo link dove c'è tanto di recensione e il perché chi l'ha provato (una ragazza) lo trova il gioco più bello di tutti i tempi.
Fin'ora si parlava di itrattenimento digitale, ma qui di digitale c'è ben poco, almeno come fini ultimi dell'interazione. Mi chiedo quanto di paradossale veramente ci sia (riuscire in un videogioco fornisce minuscole dosi di piacere ed autogratificazione), e soprattutto quanti vorrebbero assistere a dei campionati mondiali (femminili ovviamente) di questo gioco.
Intanto aspettiamo un gioco, magari basato sullo stesso principio, con la firma di qualche importante regista.
Ah ma già c'è, ed ha circa 10 anni: si chiama The Dig, è un'avventura grafica che gira sotto DOS, ed ha la firma di Steven Spielberg. Solo che non vibra...
Oggi la realtà è ben diversa: Sony e Microsoft si stanno contendendo il mercato consolle facendo a pezzi i mostri sacri del passato (Sega già ha mollato, Nintendo tiene duro ma non troppo, Atari è finita a Chi l'ha Visto), mentre nel mondo Windows i computer più potenti e costosi, al giorno d'oggi, sono proprio quelli che fanno girare i giochi al massimo dettaglio possibile.
L'età dell'oro (quella di dieci anni fa, se non più) è finita: i giochi che escono sono tutti "per le masse", semplici da giocare (mai più mesi e mesi a riprovare lo stesso livello), veloci da finire e più colorati possibile. Come tutto, anche nei videogiochi insomma si è arrivati alla massificazione dei contenuti. Un divertente esperimento potrebbe essere estrarre dall'armadio la nostra vecchia consolle e, messa la prima cartuccia funzionante ripescata da chissà quale cassetto, provare a giocarci forti dell'esperienza videoludica degli ultimi due lustri.
Beh sono ancora difficilissimi e veramente divertenti.
Ma in realtà non voglio parlare di questo.
Giusto oggi ho trovato finalmente il tempo di finire Doom3, il terzo episodio di una saga cominciata davvero tanto tempo fa (andavo alle medie quando ho finito il primo), e che ha segnato la storia dei pc come macchine da intrattenimento.
L'atmosfera non è minimamente degna del primo e, sempre per colpa della massificazione, dopo un po' ci si prende la mano e si fanno secche orde ed orde di diabolici mostri che spuntano da tutti gli angoli. Se il primo Doom (specialmente per l'interfaccia all'epoca innovativa, per cui difficile da sfruttare) faceva veramente cac@re sotto, questo ognitanto qualche salto sulla sedia ce la fa fare, a tutto vantaggio dell'immersione e dell'atmosfera.
Proprio parlando di atmosfera, sono incappato in qualcosa di assolutamente paradossale: un gioco per la Playstation2 (si chiama Rez) che non ha mai brillato per le vendite, è stato messo in commercio in Giappone con un piccolo "rumble pack", cioé un mini-vibratore da apporre su qualsiasi superficie per farla vibrare al ritmo della musica del gioco.
Ebbene, il gioco è andato a ruba (senza appendice faceva la polvere) e - addio pregiudizi maschili - praticamente tutte le copie sono finite in mano a videogiocatrici incallite di PS2.
Incredibile? Basta aprire questo link dove c'è tanto di recensione e il perché chi l'ha provato (una ragazza) lo trova il gioco più bello di tutti i tempi.

Fin'ora si parlava di itrattenimento digitale, ma qui di digitale c'è ben poco, almeno come fini ultimi dell'interazione. Mi chiedo quanto di paradossale veramente ci sia (riuscire in un videogioco fornisce minuscole dosi di piacere ed autogratificazione), e soprattutto quanti vorrebbero assistere a dei campionati mondiali (femminili ovviamente) di questo gioco.
Intanto aspettiamo un gioco, magari basato sullo stesso principio, con la firma di qualche importante regista.
Ah ma già c'è, ed ha circa 10 anni: si chiama The Dig, è un'avventura grafica che gira sotto DOS, ed ha la firma di Steven Spielberg. Solo che non vibra...
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