Le olimpiadi dei PR
Tanta assenza ha una spiegazione ben precisa: Smau.
Sono stato a Milano, ho visitato il meno possibile Smau, ed ho conosciuto pr in quantità industriali, tutti impegnati a fare i bravi con me e a darmi supporto perché, ormai è ufficiale, sono diventato un opinion leader.
Venerdì chiude la rivista, e tantissimi pr hanno sgomitato per accaparrarsi le ultime pagine sulla rivista, felici di avere una "seconda opportunità" per promuovere il loro prodotto che, con chi c'era prima di me, era stato trattato male. Chi sono questi PR dell'IT?
Ragazzi poco più grandi di me, sui 28-30 anni, vivono da soli, percepiscono stipendi da "Milano bene", raramente si muovono in macchina ma soprattutto non sono preparati in marketing.
Ora le cose sono due: o i miei studi mi stanno facendo diventare una sorta di messia del marketing, o il mercato IT è ancora troppo poco "customer oriented" per permettersi un ambiente di marketing funzionante.
Niente ricerche di mercato, niente ricerche sul brand awareness, scarsa conoscenza dei segmenti e dei mercati obiettivo, pochissima cultura sulla customer satisfaction.
Pr disperati venivano da me dicendo "il prodotto è buono, il fabbricante è il secondo al mondo come capacità produttiva e ci sono milioni di dollari che vengono spesi nella ricerca... perché (con tono afflitto) non vendiamo come - metti il nome del concorrente qui - ?".
In queste situazioni mi sono sentito un po' come all'università, quando ho lottato per il 30 all'esame: "beh intanto dai un'occhiata ai segmenti che riesci a raggiungere meglio con la tua mission, controlla se il ritorno pubblicitario è quello aspettato, verifica che il prezzo sia giusto e che la distribuzione faccia realmente trovare il prodotto nei negozi. Poi chiama i tuoi capi a Taiwan e fatti raddoppiare il budget di marketing, o comunque fattelo portare allo stesso livello di Francia e Spagna che sono mercati equivalenti all'Italia per il settore IT".
Tutti a bocca aperta. "E' vero, non ci avevo pensato, il segmento, i clienti, i prodotti, il packaging..."
Tutte pippe mentali che solo un esperto di marketing conosce a menadito (io no) e tutti elementi che miscelati correttamente rendono un prodotto valido qualcosa che demolisce il mercato e lo costruisce a sua immagine e somiglianza.
Insomma sono arrivato a chiedermi se effettivamente sia il giornalismo il mondo che dovrà accogliermi e sopportarmi (approposito l'appuntamento è in edicola intorno al 15 novembre), o se dovrò mettermi una mano sul cuore e cominciare ad aiutare tutti questi PR factotum che, da soli, devono gestire un intero mercato di squali, dormendo 5 ore a notte, lavorando anche 10-12 giorni di fila e portandosi appresso un'agenda che sembra un compendio.
Forza ragazzi, tenete duro!!
Ah dimenticavo, all'esame di marketing ho preso 28.
Sono stato a Milano, ho visitato il meno possibile Smau, ed ho conosciuto pr in quantità industriali, tutti impegnati a fare i bravi con me e a darmi supporto perché, ormai è ufficiale, sono diventato un opinion leader.
Venerdì chiude la rivista, e tantissimi pr hanno sgomitato per accaparrarsi le ultime pagine sulla rivista, felici di avere una "seconda opportunità" per promuovere il loro prodotto che, con chi c'era prima di me, era stato trattato male. Chi sono questi PR dell'IT?
Ragazzi poco più grandi di me, sui 28-30 anni, vivono da soli, percepiscono stipendi da "Milano bene", raramente si muovono in macchina ma soprattutto non sono preparati in marketing.
Ora le cose sono due: o i miei studi mi stanno facendo diventare una sorta di messia del marketing, o il mercato IT è ancora troppo poco "customer oriented" per permettersi un ambiente di marketing funzionante.
Niente ricerche di mercato, niente ricerche sul brand awareness, scarsa conoscenza dei segmenti e dei mercati obiettivo, pochissima cultura sulla customer satisfaction.
Pr disperati venivano da me dicendo "il prodotto è buono, il fabbricante è il secondo al mondo come capacità produttiva e ci sono milioni di dollari che vengono spesi nella ricerca... perché (con tono afflitto) non vendiamo come - metti il nome del concorrente qui - ?".
In queste situazioni mi sono sentito un po' come all'università, quando ho lottato per il 30 all'esame: "beh intanto dai un'occhiata ai segmenti che riesci a raggiungere meglio con la tua mission, controlla se il ritorno pubblicitario è quello aspettato, verifica che il prezzo sia giusto e che la distribuzione faccia realmente trovare il prodotto nei negozi. Poi chiama i tuoi capi a Taiwan e fatti raddoppiare il budget di marketing, o comunque fattelo portare allo stesso livello di Francia e Spagna che sono mercati equivalenti all'Italia per il settore IT".
Tutti a bocca aperta. "E' vero, non ci avevo pensato, il segmento, i clienti, i prodotti, il packaging..."
Tutte pippe mentali che solo un esperto di marketing conosce a menadito (io no) e tutti elementi che miscelati correttamente rendono un prodotto valido qualcosa che demolisce il mercato e lo costruisce a sua immagine e somiglianza.
Insomma sono arrivato a chiedermi se effettivamente sia il giornalismo il mondo che dovrà accogliermi e sopportarmi (approposito l'appuntamento è in edicola intorno al 15 novembre), o se dovrò mettermi una mano sul cuore e cominciare ad aiutare tutti questi PR factotum che, da soli, devono gestire un intero mercato di squali, dormendo 5 ore a notte, lavorando anche 10-12 giorni di fila e portandosi appresso un'agenda che sembra un compendio.
Forza ragazzi, tenete duro!!
Ah dimenticavo, all'esame di marketing ho preso 28.