Lo Zibaldone abbradipato

mercoledì, aprile 27, 2005

Causa o effetto?

Che la mia quotidiana vita di coppia sia un disastro non è una novità.
Divergenze e diversità si appianano nella coppia "salda", che ha voglia di stare insieme. In altre parole si dice "vabbè passa" un po' a tutto.
Poi, dal nulla, si impone il "mi sono rotto i coglioni".
Inizialmente si cerca di nascondere in vari modi questo sentimento: "ho da fare", "lavoro", "devo studiare" e varie altre scuse. Tanto passerà. È passeggero!
Poi si comincia a cercare di far presente alla partner che effettivamente le cose non vanno come dovrebbero. Questo ovviamente dopo un giusto esame di coscienza: quella volta è successo questo, l'altra volta mi hai fatto quello. E specialmente dopo mesi che va avanti la stessa storia.
Insomma si innesca una spirale, che potremmo chiamare "effetto domino", che poco alla volta tira giù tutti i tasselli messi insieme finché la coppia andava.
Prima ci si rifugia e si trovano conferme nel partner. Dopo solo problemi. Nulla sembra andare bene, anche un lieve cenno del sopracciglio diventa spunto di interminabili discussioni. Per una cazzata.
La domanda marzulliana della serata è: il rompimento di coglioni è una causa, o un effetto della crisi di coppia?
La risposta è un inutile "circolo Hegeliano", meglio conosciuto come "cane che si morde la coda".

Il problema è che un giorno di questi gli do un calcio in culo, al cane, che la coda se la ingoia.

Speriamo che una volta rotti si riaggiustino.

lunedì, aprile 25, 2005

Lava Lamp!

Free Image Hosting at www.ImageShack.usOgni 24 Aprile di ogni anno ricorre la mia data di nascita.
Che dire? Ne ho fatti 26. E per celebrare ho organizzato un piccolo festino (eravamo una ventina circa) con alcol per tutti.
Il posto era molto carino, e il proprietario ha pensato che lo eravamo anche noi: ci ha messo "in vetrina", cioè la saletta con una parete di cristallo che da sull'esterno. Non male, rispecchia quello che vuole il nostro tempo (ostentare serenità e divertimento).
Beh noi l'abbiamo ostentato benissimo, ci siamo ubriacati un sacco, gente che non si era mai vista ha socializzato alla grande, e abbiamo fatto amicizia anche con la "responsabile di sala" (Che in realta' era il tramite tra noi e l'imminente ubriacatura).
Non basta: Rottweiler (un simpatico nomignolo per la mia ragazza quando si trova in mezzo ad altre ragazze mie amiche) è riuscita a lasciare in macchina il Kalashnikov, e a divertirsi serenamente rosicando di tanto in tanto per la mia stupidità alcolica. Che ci stava tutta.
Inoltre ha fatto una vagonata di foto che sono divertentissime da rivedere.
Non mancano i ringraziamenti: senza la "superba squisitezza" dei miei amici/ospiti la festa non sarebbe andata così. E rivedere persone dopo mesi (se non anni) che non sono cambiate - sono solo più stressate - è il regalo più grande che potessi ricevere per il mio compleanno.
A parte una certa "lava lamp" che messa accanto al monitor fa fare incredibili trip mentali. Regalo graditissimo!!
...Chissa' se riesco a rimediare una tv che fa lo stesso!

lunedì, aprile 18, 2005

"glogloglo glogloglo"

...che verso fanno i piccioni?
Quando sono svegli, perché quando dormono misà che russano pure...

5 ore

Eh già.. tra 5 ore "dovrei" alzarmi e tornare in pista, pardon, all'universita'.
C'è uno stupidissimo corso che mi varrebbe 2 crediti su 60.. che faccio sono così piccione da non andarci?!
Domanda retorica.. ancora una volta mi ribalterò tipo cotoletta sotto le coperte, e strangolerò senza pietà i miei sensi di colpa.
Colpa di che poi? Vivo solo seguendo il fuso orario sbagliato..

E poi se già lui è fuso, io mi sento giustificato!!

domenica, aprile 17, 2005

Piove...

Gocce di pioggia.
Cadono inutilmente da una primavera che si fa aspettare.
E finiscono su un mondo d'asfalto e cemento. Drenate nei tombini.
Incanalate verso il mare.
Sono nate per portare vita, ma muoiono scorrendo tra canali artificiali costruiti dall'uomo.
Tante parole seguono la stessa sorte.
Nascono inutilmente e vengono drenate verso il mare... dove si perdono tra tante altre.

Mah, momento mistico. E un po' alcolico.
Passerà.. ma rimarrà qui..

Come un chicco di grandine tra le nevi perenni?

lunedì, aprile 11, 2005

Non ci sto capendo un caz...

Sì è vero, alla fine critico tutti i luoghi comuni e le "frasi fatte" che sento quotidianamente. Ma ci sono in mezzo.
Primo: devo cambiare armadio. Il famoso "cambio di stagione" non è più fattibile, e non ho posto per tutto nel mio solito guardaroba. In compenso mi attrezzerò per portarmi i MoonBoot quest'estate in Sardegna. Non si sa mai.
Secondo: devo cambiare donna. Non è uno scherzo. Non ce la faccio più. Mentre io questo "cambio di stagione" lo sfogo con abbrutimento casalingo e bostik nelle ciabatte, lei lo mette tutto in paurosi sbalzi di carattere. In altre parole una mattina è dolce e carina, quella dopo ti aspetta sotto casa con il machete insanguinato. Anche qui valuterò la situazione, ma non ci capisco un cazzo uguale.
Terzo: ho ricominciato ad allenarmi in palestra. Prima ero all'opposto: d'inverno mi allenavo tipo Rocky contro Ivan Drago (correndo nella neve fino alle ginocchia), quest'inverno invece ho fatto tipo gli orsi, e di colla nelle ciabatte ne ho messa talmente tanta che dovevo pure dormirci. Solo che a differenza del 99% della popolazione mondiale, anziché ingrassare ho perso peso. Poco male, in tre lezioni ho già rimesso su una buona parte della massa persa. Ma anche qui mi chiedo come sia possibile. Ricomincio ad allenarmi e aumento di peso. Boh.
Quarto: tra un po' arriva il mio compleanno. E per la prima volta non mi va di organizzare qualcosa di "serio" come gli altri anni. Eh sì, ogni anno faccio una festa-rimpatriata con decine di invitati (l'anno scorso erano più di trenta, l'anno prima quasi settanta) ripescati da tutti i momenti della mia adolescenza liceale: facevo il PR per una discoteca, e avevo un gruppone di persone che si vedevano tutte le settimane in giro per locali. Richiamarli come una volta e rivivere i vecchi tempi mi è sempre piaciuto. Questa volta non mi va. Strano.
Morale della favola? Non ci sto capendo un cazzo. Si dice che arrivati ad una certa età non si cambia, io in poco meno di un anno mi sento un'altra persona.
Vecchiaia o biglietto aereo per il Brasile vacante?

domenica, aprile 03, 2005

La decenza del silenzio

Sono amareggiato. Il sistema mediatico, industria dell'informazione e della "deviazione sociale", ha toccato il fondo. Un uomo, un Santo, il Padre sulla terra di tutti i Cristiani, ci ha lasciato, dopo una terribile agonia che - per motivi familiari - ho vissuto tempo fa e che conosco bene.
Il silenzio. È d'oro, ci dicono le nonne. Ma raramente le ascoltiamo. E l'ingenuità stupida di quello che ho visto in tv mi ha creato dentro questa sensazione. Già sentita con il terremoto in Asia.
Uno dei più grandi uomini del nostro tempo, uno di quelli che vivrà nel ricordo collettivo insieme a Madre Teresa di Calcutta e Ghandi, ci ha lasciato e - aggiungo - ce lo meritiamo.
Fino a ieri il mondo se ne fregava delle encicliche del Papa. Fino a ieri tutto funzionava fregandosene del male che lo logorava. Fino a ieri lui si sacrificava e continuava la sua missione divina per salvare il salvabile.
Oggi che è morto, sembra che invece non si possa più andare avanti senza di lui.
Parole, parole, parole... cantava Mina.
Talmente tante che non so da dove cominciare...
Parto dal basso: migliaia di fedeli "invadono Piazza San Pietro" (Messaggero del 2 aprile). Invadono?! Sono un'orda barbarica che prende possesso di quello che non è suo?!
Accezione negativa? Niente di più azzeccato. L'ipocrisia strisciante, un abbraccio superficiale suscitato da un falso sentimentalismo mediatico, si è consumato nelle ultime ore del Papa.
Un abbraccio di applausi e di cori, una pseudo-discrezione, un rispetto che non esiste più in questo mondo.
Tante persone, tanti conoscenti, si sono riversati lì, quando in vita loro non hanno mai messo piede in chiesa di loro spontanea volontà. E mai si sono sognati di dare veramente retta a quello che il Cristianesimo insegna. Forse sono lì per dire "io c'ero". O forse per recuperare quella distanza accumulata negli anni da un culto che i comunisti irriducibili danno per "oppio dei popoli". Gli stessi comunisti che domattina al TG vedremo pregare e prendere l'Eucarestia davanti al sacerdote. Il Corpo di Cristo.
Ma non basta.
Ore e ore di montaggi video, dirette, interviste, sondaggi, "salotti", speciali e tutto quello che riempie i vuoti tra una pubblicità e l'altra.
Lacrime versate da fedeli, preghiera e triste apprensione spezzate dalla voce di Moby e la pubblicità della solita "sgrinfia" che ci vuole rifilare il videofonino di turno.
Tutti gli occhi puntati su un uomo morente, che ha pagato a caro prezzo le centinaia di viaggi fatti intorno al mondo, e le migliaia di mani strette per dire "Dio c'è, abbiamo bisogno di lui per salvarci". Questi occhi spioni, irriverenti, stupidi e facilmente influenzati da un falso perbenismo, da un contenitore di audience e di attenzione che si piega come la più sottile delle bandiere alla prima brezza mattutina.
Dove tira il vento, tutti corrono lì.
E allora vediamo, ricordiamo, facciamoci il lavaggio del cervello su tutto quello che Papa Giovanni Paolo II ha fatto nel suo pontificato, solo perché il telecomando indugia qualche secondo in più, solo perché "fa notizia".
La spasmodica attesa della sua morte, un funerale che sui giornali è stato celebrato già 24 ore fa.
Perché tutto questo? Perché come tante scimmiette ammaestrate annuiamo di fronte ad una scena volutamente drammatizzata, volutamente "deviata" dalla realtà, e volutamente "ricamata", "baroccata" dei suoi contenuti?
Ci siamo dimenticati di quando il Papa incontrò Castro? Ci siamo dimenticati delle volte che il Papa ha detto "no alla violenza"? La risposta è no.
Ma non grazie alla stima che quest'uomo avrebbe meritato.
Solo grazie agli omogeneizzati che gli organi mediatici ci hanno propinato, omogeneizzati indispensabili al nostro cervello atrofizzato.
Che tra un mese dirà "morto un Papa, se ne fa un altro".